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  • P. Di Perna

Hanjin verso il fallimento


Seul - «Insufficiente» per ripianare quel buco da 4,5 miliardi di dollari accumulati nel solo 2015. Così il piano da 450 milioni di dollari che Hanjin, la prima compagnia di trasporto marittimo della Corea, ha inviato ai creditori, è stato «rifutato». Respinto al mittente. A firmare la condanna verso il fallimento della linea di Seul, sono state le banche, tra cui la Korea Development Bank, l’istituto statale che sta facendo fronte alla grave crisi del settore nel paese. «Inaccettabile, non ci sono le condizioni. Quel piano è semplicemente insufficiente» hanno spiegato ieri le banche, facendo tremare un pezzo di industria nazionale. Hanjin chiedeva un ulteriore intervento di oltre 350 milioni di dollari per avere ossigeno e dare continuità aziendale, ma all’ennesima richiesta i creditori si sono opposti: «Ogni dollaro adesso finirebbe solo per ripagare i debiti che la compagnia ha accumulato e non per imprimere la svolta che avevamo chiesto» ha sentenziato duramente il numero uno della Korea Development Bank che ha fissato la data della fine del sostegno finanziario al 4 settembre. Ora Hanjin è più vicina all’amministrazione controllata: la compagnia ha una flotta di 90 navi , 11 terminal, e centinaia di società all’estero. Le unità adesso cominciano ad essere fermate nei porti dai creditori.Diversi media asiatici spiegano che almeno due portacontainer sono state fermate a Yangshan (Shanghai) e Singapore. La situazione precipita e una delle principali compagnie al mondo è vicina al baratro del fallimento e i riflessi sul mercato si avvertiranno molto rapidamente, come già rilevano gli analisti. In Corea stanno cominciando a calcolare gli ipotetici danni per l’export del paese che gli esperti quantificano in almeno 10 miliardi di dollari. A Genova invece a cascata si dovranno fare i conti con le ripercussioni sull’agenzia marittima.

 

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